QUELLO CHE MI HA APPASSIONATO
DEL LABORATORIO
iamarf
Varietà di Software
Neppure sapevo che esistesse una differenza tra Software libero e Software open source, pensavo indicassero la stessa cosa e invece c’è un abisso intenzionale ed ideologico, in senso positivo del termine, la differenza sta nel ricercare tra comunicazione e uso dello strumento un nesso di carattere etico, il suo omologo non si fa problemi di etica, diciamo che è funzionale al sistema, “sta al gioco”, senza chiedersi troppi perché.
L’etica hacker: “Gioco. Idee. Ribellione. Competenze. Creatività. Curiosità. Volontà. E necessità di pensare fuori dagli schemi” mi sembrano termini appropriati per un manifesto che dichiari gli obiettivi di una formazione permanente che voglia andare oltre, non nego che lo studio sulla filosofia della conoscenza di Kant un po’ m’invoglia a dire “plus ultra”, oltre le colonne d’Ercole verso ciò che ancora no si sa e con metodi tutti da sperimentare!Gli hacker: la mia ignoranza, e/o una pessima informazione mi hanno sempre indotta verso una valenza negativa del termine haker a cui ora guardo con curiosità.
Il motore di ricerca duckduckgo.com
Ovviamente ne ignoravo l’esistenza, ho provato a parlarne a colleghe che confronto a me sono “tecnologicamente “ più competenti, ma ho visto che, in tal senso, avevamo in comune la stessa “ignoranza”. Mi piace l’idea che quella s finale di https indichi protezione della privacy, sicurezza…Ora uso spessissimo duckduckgo.com. A proposito di privacy, la lettura di “Scroogled” è stata inquietante…“Google controlla le vostre mail, i vostri video, il vostro calendario, le vostre ricerche… e se controllassero la vostra vita?” di Cory Doctorow
“Su di voi non sappiamo abbastanza.” Eric Schmidt, CEO di Google
“Datemi due righe scritte dall’uomo più onesto, e io vi troverò di che impiccarlo” Cardinale RichelieNuovi sistemi di comunicazione che nascondono vecchi metodi di controllo della vita privata, strumenti che ci appaiono allettanti, innocui, invece nascondono percorsi legalizzati per ”spiare “ un po’ “La vita degli altri” ( il titolo di un bel film, sul controllo della privacy dei dissidenti nella Germania dell’ est), un sistema del tutto “democratico” , in cui solo la consapevolezza può fare la differenza e generare la tutela. Tutto questo senza diventare paranoici, semplicemente più attenti!
La rivoluzione digitale di Adriano Olivetti
Affascinante la personalità di quest’ uomo che appare come un “visionario”, l’espressione non è mia, ma proprio poco tempo fa, per caso, in una trasmissione che si occupa di libri, ho sentito un nipote di Olivetti parlare così di suo nonno, come di un uomo capace di vedere ciò che gli altri non erano i in grado di vedere: un calcolatore che nascondeva il sé quello che poi gli Americani avrebbero trasformato in computer.
L’esempio di Olivetti come persona che immagina un futuro nuovo, positivo, la sua idea di persona come soggetto che non teme gli imprevisti, il nuovo, il rischio, bene si coniuga con i giovani che creano progetti nuovi in cui il digitale e l’analogico trovano una sintesi .Perché mi ha appassionato questo post?
Per quello che ho”voluto” leggerci :
“ i semi buoni germogliano sempre, si tratta di riconoscere tali germogli e di prendersene cura, una cosa che possiamo fare tutti, nel proprio ambito”. Un concetto che anche lo scorso anno, nella “Comunicazione Generativa” del professor Toschi, più volte ho trovato disseminato in tutti i capitoli, decidiamo cosa vogliamo essere e di quale responsabilità vogliamo farci carico.
Nella mia vita professionale voglio farmi carico dei miei piccoli germogli, ognuno di loro è “la mia rosa”( Piccolo Principe). Tutto ciò non ha nulla a che fare col senso materno ( che ho esercitato ed esercito ancora bellamente sui miei figli), bensì ha a che con il come voglio essere la loro insegnante, una maestra che cerca con persistenza di dare loro tutte le opportunità possibili per sperimentare i loro talenti, io ci credo e non mi fermo davanti alle difficoltà, provo, cerco, sperimento. Ovviamente questo vale anche nella vita privata e in quella di cittadina.
Non è un po’ “olivettiano” questo atteggiamento?
Scrivere insieme
Wiki:
Mi sono sempre chiesta come funzionasse questo strumento di collaborazione, l’esperienza del laboratorio, che io ho vissuto soprattutto da fruitore, leggendo, cercando di capire quel che accadeva pian piano, provando poi anche ad entrarci mettendo “ le mani in pasta”, creando addirittura “sussulti”( me ne dispiaccio) , ma riprovando con testardaggine, chiedendo aiuto al prof. Questa esperienza da una parte ha confermato l’idea che avevo di uno strumento di grande potenzialità, una specie di cooperativ learningh in cui l’obiettivo comune genera ruoli e desiderio di un “compito” ben fatto, dall’altra mi sono resa conto che non ci si improvvisa, qui la competenza è condizione “sine qua non”.
Mi è piaciuta molto l’esperienza, lo strumento, le modalità… una bella esperienza.
Testimonianze di pratiche tecnologiche
Uno spazio in cui condividere esperienze, ma non solo… leggendo le descrizioni delle attività intraprese nelle singole scuole ne esce uno spaccato di questa nostra scuola italiana, mi verrebbe da dire di questo nostro Paese, in cui realtà tecnologiche ancora a livello iniziale,per es. la mia, si alternano ad altre avanzate. Il positivo di questo spazio di condivisione è stato mettere in comune, svelarsi, non è così scontato nella scuola!Questa proposta di lavoro mi ha dato la possibilità cogliere la voglia diffusa di fare sempre e comunque, con molto o con poco, questo è un atteggiamento mentale che fa la differenza tra la giusta indignazione nei confronti di quello che non c’è e sarebbe un diritto per gli studenti e la lamentela perenne, come alibi alla mancanza di qualsiasi pratica tecnologica!
Lavagne digitali low-cost
Per me quasi un sogno, ma che bello sapere che sono possibili!
“La visione delle competenze tecnologiche”
Ultima in elenco, ma non nel mio percorso formativo in questo laboratorio.
Esse “ si inquadrano in un atto formativo di natura umanistica. Le competenze devono sempre essere tese alla valorizzazione e alla crescita dell’uomo, devono essere collocate in un paesaggio etico ben definito, devono essere sostenibili nel tempo e autorigeneranti”.
Ho voluto riportare le parole del professor Formiconi perché esprimono in modo perfetto quello che per me è stato lo sfondo fondamentale di questo laboratorio, che pur nella sua specificità tecnica, o tecnologica(?!), non ha mai dimenticato l’uomo, non solo in riferimento allo studente che segue, prova, si deprime, si esalta, intendo l’uomo che in tutta la sua umanità fatta di cultura, scienza, filosofia, psicologia, arte, tutto quello che ci ha condotti fino a questa tecnologia, alle sue meraviglie e alle sue aberrazioni.
Questo “contenitore” culturale, umano mi ha sostenuto nella consapevolezza che le mie competenze tecnologiche hanno bisogno ancora di molto esercizio, che molto non so, che molto mi richiede fatica, ma anche che ho una grande voglia di provare e sperimentare, che mi prenderò il tempo per approfondire meglio strumenti e tecniche soprattutto in rapporto a quello che posso fare con le mie “rose”, gli alunni che mi sono stati affidati e verso i quali sento grande la responsabilità di dare loro quelle competenze di base che possono contribuire a rendere migliore il loro futuro, è un principio etico, ma per me, anche democratico.